mercoledì 26 febbraio 2014

L'ingordigia degli stolti

Sabato ho avuto una accesa discussione con mia madre. Una sorta di melodramma che ha creato dal nulla. Capita, le madri sono anche esperti drammaturghi, questo si sa. 

Riflettevo però su una frase che mi è uscita d'istinto. 

"Tu nella vita avresti dovuto provare ad essere la madre di altri figli. Forse adesso staresti accendendo un cero ad avere me come figlia"

Ora, tralasciando la supponenza e l'altisonanza della frase in se. Detta un po per esasperazione, pensavo che tutto sommato non è poi così sbagliato come concetto. E sopratutto applicabile al mio oggi. E anche al di fuori della famiglia. 

Per quanto io di sicuro non sia fatta di farina per fare ostie (ne ieri ne oggi ne mai, i santi i martiri e gli innocenti giusto sui calendari che regalano al supermercato, possiamo trovarli) io ho passato quella che di solito è la fase critica nei rapporti genitori/figli, quindi l'adolescenza, più che altro leggendo (molto) giocando con i videogiochi (moltissimo) guardando tv e film (come se non ci fosse un domani) . Tutto ciò che era uscire, andare il pomeriggio in discoteca, fare la civetta, tutto ciò che era normale per quel dato momento della mia vita, a me sembrava inutile e stupido. La gente mi è sempre un po sembrata inutile e stupida. La maggior parte almeno. E così è trascorsa la mia esistenza, senza grossi strattoni, senza aver mignotteggiato in giro salvo poi riverginarmi superati i 25 (niente di male eh sono scelte) senza essermi drogata per noia o per mancanza di personalità o di voglia di esistere. Senza aver fatto grosse stronzate che poi avrebbero segnato la mia intera esistenza. Senza fretta di scegliere qualcuno di sbagliato per paura di non trovare di meglio. Per rassegnazione. Ho evitato di far entrare nella mia vita chi tanto non ci sarebbe rimasto e ho preso il mio tempo per ogni cosa, senza mai forzarmi per compiacere qualcuno. E senza far mai nulla per inserirmi o essere accettata. Mettendo sempre la mia personalità avanti a tutto
E fondamentalmente sono arrivata a 32 anni con pochissimi rimpianti e pochissimi rimorsi. 

Mia madre poche volte mi ha dovuta aspettare sveglia la notte. Sono state molte di più le notti che ho passato io sveglia per sorvegliare lei. 

Però la lezione fondamentale è che più dai, meno basta. Sempre. 

Perché nonostante questo, la gente creerà punti d'ombra nella tua luce, creerà macchie dove non ci sono, dovrà vedere in te per forza qualcosa di male, perché altrimenti si dovrebbero totalmente arrendere a te. E guardarsi dentro. Guardare ciò che hanno preso rispetto a ciò che hanno dato. Guardarsi veramente allo specchio e finalmente vedere la loro vera immagine riflessa. E salutarsi "Buongiorno Belzebù". 

Di solito è chi non si mette mai in discussione (o fa finta tendenzialmente) quel tipo di persona che tende a vedere ogni pagliuzza evitando accuratamente ogni trave. Son quelli che non sbagliano mai o se sbagliano son sbagli lievi. Di solito sono gli egocentrici a vivere così gli altri. 

La morale qual è? Forse che se nella vita mi fossi sforzata di essere più cattiva figlia, più cattiva donna, più cattivo essere umano, ora sarei più felice e più rispettata. 

E che nonostante tutto c'è gente che deve ringraziare e accendere un cero per aver incontrato me nel loro cammino e non altre. Senza nemmeno spiegare il perché. I perché li sanno.

Ieri mi hanno chiesto :

"ma perché hai davvero ancora rispetto? Minchia"

E cavolo, ancora la mia moralità mi impedisce di dire cose o fare gesti. Perchè spesso il rispetto e la devozione nascono e germogliano in te anche se non meritati e Perché tutto sommato non mi sono trasformata nel mostro che mi hanno cucito addosso per comodità. 

O forse non c'è una morale ed è solo un vaneggio di primo mattino.

Nessun commento:

Posta un commento