Che
succede quando ti danno le chiavi di accesso di un blog? Così, ti dicono, chi
vuole partecipare gliele do, scrivetemi in pvt. E’ una cosa random, gente che
manco sa di scrivere sullo stesso blog. E tu gliele dai. Perché leggi da una
vita, quando parli, oh, sembri sempre così dannatamente interessante e la gente
ti ascolta (per lo più ragazze con aria svagata e e sperduta e ragazzi con
vocabolario entro i 200 lemmi) e ti fa, puntuale, la stramaledetta domanda
senza risposta della tua vita: “PERCHE’ NON SCRIVI QUALCOSA?”. E tu che ci
pensi, ormai da anni “perché non scrivo qualcosa che non sia roba di lavoro
(tutte cose a lunga conservazione che nulla hanno di genuino) o gli orari di
treni e aerei quando pianifico un viaggio?”. “Perché non ho nulla da scrivere”,
dici, con sorrisetto di superiorità, dimostrando che sei tanto avanti da
apprezzare i tuoi limiti, ammiccando all’interlocutore che non ha capito, a
differenza di TE, che la scrittura è un’arte, mica si improvvisa così, e
leggere tanto non sempre deve tradursi in scrivere tanto, e se anche fosse devi
avere un contenuto, la forma mica basta. Ma rosichi. Altrimenti mica le avresti
accettate le chiavi di accesso del blog, no? Perché dovunque giri nella rete è
pieno, ma che dico “pieno”? TRABOCCA di blog dove un sacco di gente scrive,
scrive e scrive, madonna santa, ma dove lo trovano tutto ‘sto tempo? Parlano di
tutto, da come organizzare le valige andando in vacanza coi bambini (ah beh,
eccolo lì, io figli non ne ho, che potrei scrivere?), alle recensioni di libri
(si, vabbè quelle già le scrivo altrove), dai trucchi informatici (e chi ci
capisce qualcosa? Già ho fatto casino entrando qui) ai trucchi per donna
(argomento per me ignoto). Vedi? Non è roba per me. Ecco perché non ho idee. Ma
ci sono i blogger, femmine in maggioranza, lo ammetto, davanti ai quali le mie
certezze crollano. Sono quelli, anzi, quellE che riescono a produrre
sbrodolature di 5000-6000 caratteri sul NULLA. Una cosa atroce. Non che non
parlino di nulla, intendiamoci, hanno tutto un loro metodo che consiste nell’affrontare
un argomento di cui il lettore è all’oscuro lambendolo solo nelle sue estremità
più acuminate, facendo intuire ma senza fare davvero capire, infarcendolo di
figure retoriche al limite della fisica terrestre. Tipo quelle che ti dicono
che la loro vita ha la fragranza di una nuvola o cose così che non significano
assolutamente nulla, ma sul momento, ubriacato dalle parole rigide e ordinate
come soldatini in fila, allineate da un labor limae degno di Baricco, ti fanno
pensare “Diobon se questa la penna la sa usare! A me sarebbe mica passato per
la testa!”. Ma le migliori sono quelle che prendono una similitudine o una
metafora all’inizio e te la applicano per tutto il resto del testo… che so, un
biscotto pucciato nel caffelatte. E quel biscotto prima diventa un figlio, poi
diventa il tempo che si consuma, il caffelatte è la Terra, il mare, l’anima…… E
tu che pensi che forse dovresti smetterla la mattina di trangugiare in fretta
un caffè direttamente della cuccuma perché
se facessi una colazione ingraziadidio magari ti verrebbero spunti per scrivere!
Ecco, lì mi viene una cosa che non provo
quasi mai… L’INVIDIA. Perché in tanti
hanno tanto da scrivere e io no? Cosa sbaglio? Dove lo sbaglio? E ora che sono
qui in questo stramaledetto blog cosa diavolo scrivo? Vedo lo spazio bianco del
post che quasi mi pare lampeggiare in attesa di un segnale di vita da parte mia
che non arriva…. E mo’? Se non scrivo nulla se ne accorgeranno prima o poi. Ma
se non ho idee per scrivere che faccio? Scrivo sul fatto che non ho nulla da
scrivere? Una bella sbrodolatura sui 3000 caratteri sulla mia mancanza di idee?
Che dite…. Ce la posso fare?
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