giovedì 6 marzo 2014

Oggi è 5 Marzo, ormai. Un giorno come un altro, per me. Una nottata come tante. L'ennesima notte che ci tiene lontani.
Così uniti, fin da sempre e così distanti. Sono le due e quattordici e mi ritrovo a fare un piccolo resoconto della mia persona, dei passi che ho fatto in vent'anni di vita. 

Troppo spesso ho avuto bisogno di sentirmi dire che qualcuno era orgogliosi di me, che stavo percorrendo la strada giusta, che avevo l'appoggio necessario, che sì, era tutto ok.
Ho sempre cercato di dimostrare che ero all'altezza delle situazioni, che avevo calcolato anche il fattore x, con annesse soluzioni da applicare.
Mi son sforzata tanto, facendo cose che non avrei mai voluto fare. Il primo ostacolo è stato l'orgoglio. Aprire il mio cuore e farti guardare lì dentro. Farti scoprire l'abisso di amore per te. Ovviamente non ho sempre agito nel modo giusto, ma a volte si fanno delle cose sbagliate per dei motivi giusti.
La paura costante del giudizio mi ha rincorso come un agente di Equitalia. Per questo ho indossato maschere, nascondendo a lungo la mia essenza. Mostrando unicamente la mia goliardica superficialità, lasciando affiorare solo ogni tanto quel che sono. Confondendo anche chi mi stava attorno.
Ma anche i migliori attori balbettano, capita che dimentichino le battute, inciampino in scena o non abbiano semplicemente voglia di recitare una parte che ormai è troppo stretta. Perciò mi son licenziata.


Di te mi è rimasto tanto. Ricordi indelebili, forti, scolpiti dentro. Come buchi in un muro. Un po' come quando vuoi appendere, a tutti i costi un quadro, ma il chiodo si ribella. Così sei costretto a fare altri buchi lì vicino.
Buchi che ho sempre cercato di stuccare, senza accorgermi che, alla fine, si notavano di più. Perciò sì, un muro è bello anche con buchi e crepe. Ti voglio bene anche se mi hai "crepato" il cuore.
Topis.

Nessun commento:

Posta un commento